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- Ghianda -        Dal quotidiano "Libero" di Sabato 28 febbraio 2009 - anno XLIV n. 50 - pag. 21   (testo da OCR)


Più che le barre d'uranio il problema italico è l'atomica incompetenza

di Gilberto Oneto

La rinuncia al nucleare è stata sancita da un voto popolare, la più alta espressione di democrazia possibile. È possibile ed è anche un segno di maturità cambiare idea se sono mutate le condizioni che avevano determinato le scelte del passato ma è necessario - e morale - che sia di nuovo il popolo a pronunciarsi, magari dopo un serio e argomentato dibattito.
Questo paese ha purtroppo una triste esperienza di referendum disattesi e di volontà popolare gabbata (ministero dell'agricoltura, responsabilità civile dei giudici, eccetera), ma sarebbe infame che lo fosse nuovamente su un argomento cruciale come questo.

Un'altra situazione

Rispetto al 1987 la situazione è evidentemente cambiata: si sono placati i toni accesi e anche un po' isterici di allora, la tecnologia è decisamente progredita e si hanno idee molto più chiare sui consumi energetici, sulle fonti rinnovabili e - soprattutto - sui tempi di esaurimento delle riserve di materiali fossili. Tutto lascerebbe prevedere un massiccio spostamento dell'opinione pubblica su posizioni più ricettive nei confronti dell'atomo, eppure resistono forti perplessità di fondo legate non tanto al problema della sicurezza delle centrali e dello smaltimento delle scorie quanto a chi dovrebbe occuparsene. Quello che preoccupa di più non è infatti il nucleare ma lo sgangherato Stato che dovrebbe in qualche modo metterci mano.
Più che dalle barre di uranio, i cittadini sono (giustamente) terrorizzati dai personaggi che potrebbero gestire l'intero ambaradan; più che la durata delle scorie fa paura l'inossidabile incompetenza della classe politica; l'incubo delle nubi tossiche toglie il sonno meno di quello dei tecnici di nomina partitica; la fobia dell'inquinamento nucleare è niente davanti a quella dell'inquinamento malavitoso.

Nomine di bottega

È facile statistica prevedere che impianti di ottima progettazione potrebbero perdere smalto fra le rughe di appalti giulivi e finire nei faldoni della magistratura; non serve la sfera di cristallo per immaginare che i vari barlandoni incaricati della costruzione, della gestione e della manutenzione corrono il corposo rischio di essere affidati a politici riciclati, agli amici degli amici, a parenti, amanti e compagni di briscola dei capataz più influenti; si può scommettere che non tutti i tecnici saranno nominati sulla base di sicure competenze ma che eleganti tute bianche saranno indossate anche dagli scadenti prodotti di botteghe universitarie di cui leggiamo in questi giorni le prodezze. Che dire poi della malavita politica, comune, organizzata o specializzata che in 150 anni di unità non si è persa un colpo, dalle ferrovie ottocentesche alle produzioni belliche, dall' edilizia ai rifiuti? Un conto è ciulare su Olimpiadi o Expo, ben peggio è farlo sulla salute e la sicurezza di milioni di persone.

Pasticci all'italiana

Non si tratta solo di illazioni maliziose ma di preoccupazioni che sono evidentemente diffuse fra la gente e anche fra gli amministratori più responsabili, se al coro quasi unanime di richieste di ritorno al nucleare se ne accompagna uno altrettanto monocorde di rifiuto di accettare centrali vicino a casa. Il problema non è l'atomo ma questo sgangherato paese che non riesce a gestire niente senza fare pasticci, che traffica con intercettazioni, veline e campionati di calcio ma che è meglio che se ne stia lontano da cose serie, come guerre e rischi energetici. Le centrali atomiche non sono l'Alitalia da affidare a scioperati e scioperanti, non è la Rai da gestire in romanesco fra cene e salotti.



Milano, 28 febbraio 2009
Gilberto Oneto


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Gilberto Oneto - "Più che le barre d'uranio il problema italico è l'atomica incompetenza"
- Dal quotidiano "Libero" di Sabato 28 febbraio 2009 - anno XLIV n. 50 - pag. 21   (testo da OCR)