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- Ghianda -        Dal quotidiano "Libero" di Martedì 20 settembre 2011 - anno XLVI n. 227 - pag. 9   (testo da OCR)


Tiene le poltrone e perde credibilità.
Ormai la secessione è solo un ritornello


di Gilberto Oneto

A Pontida qualche mese fa Bossi si era mostrato indispettito dalla gente che gridava "secessione": ora torna a predicarla e minacciarla fra un dito medio e l'altro, ma non gli crede più nessuno.
Perché suona piuttosto stravagante che uno faccia il ministro dello Stato da cui si dice di voler secedere: Pujol non ha mai cercato posti e stipendi a Madrid, Cattaneo non avrebbe mai fatto neppure il gabelliere per l'Imperatore e Jefferson Davis non ha certamente mai elemosinato un posticino da sottosegretario nel governo di Lincoln.

   Già questo "conflitto di cadreghe" rende piuttosto stravagante il comportamento del Senatur, che somiglia sempre di più a quello dei vari re di Carnevale, ai personaggi cui la tradizione popolare affida da sempre il ruolo di rovesciamento caricaturale delle più importanti figure istituzionali nella settimana grassa, durante la quale si ribaltano i ruoli, ci si fa beffe delle funzioni più serie e si mettono in burla principi rispettati e intoccabili per tutto il resto dell' anno.

   L'autodeterminazione dei popoli è cosa serissima, appartiene ai diritti naturali inalienabili: non può essere ridotta a slogan elettorale, a minaccia sgangherata da tirare fuori a giorni alterni e quando fa comodo.
L'indipendenza è l'aspirazione più alta e nobile di una comunità: non è una paturnia passeggera per baloccare annoiati avventori di bar, la secessione è uno strumento serio di emancipazione politica che non può essere impiegato come il richiamo di un imbonitore al mercato, o come una minaccia per ottenere qualche bakshish.
Bossi e la dirigenza leghista ci hanno purtroppo abituati a questo travisamento e ribaltamento del significato di parole e idee, che vengono decontestualizzati e privati del loro vero significato per diventare parodie, caricature e stravaganti scimmiottature del senso vero e originario.
L'operazione porta al depotenziamento e allo sputtanamento anche dei concetti e dei progetti più alti e nobili.
Così Bossi - con la stessa aria seriosa e compunta di Sua Maestà Re Gnocco - pontifica di secessione e pensa a posti e poltrone, favoleggia di Padania e organizza concorsi di bellezza, proclama crociate e guida corse ciclistiche, predica di sacralità della famiglia e pensa a sistemare il Trota.
Calderoli, perfetto nel ruolo di Re Carnevale anche per l'eleganza del portamento, è riuscito a trasformare la devolution in una piadina e il federalismo in una rappresentazione da Festa della Matricola.
Anche il solitamente serioso e compassato Castelli, è riuscito a mettere in burla il concetto stesso di povertà paragonando il suo reddito di 145mila Euro a un fioretto di San Francesco.
Gli esempi di questa sistematica trasfigurazione ideologica potrebbero continuare a lungo, e purtroppo lo faranno.

   Il risultato dell' operazione è del tutto identico a quello delle parodie carnevalesche: la ribellione controllata, il ribaltamento liberatorio dei ruoli in forma parossistica e caricaturale per brevi periodi fungono da valvola di sfogo sociale e garantiscono relazioni "regolari" per tutto il resto del tempo.
Per questo le sparate bossiane sono in realtà altrettante assicurazioni per la tenuta del sistema.
Per questo oggi la dirigenza leghista è la più sicura difesa omeopatica dei privilegi della casta e Bossi il più solido garante dell'unità d'Italia. Più di Napolitano.



Milano, 20 settembre 2011
Gilberto Oneto


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Gilberto Oneto - "Tiene le poltrone e perde credibilità. Ormai la secessione è solo un ritornello"
- Dal quotidiano "Libero" di Martedì 20 settembre 2011 - anno XLVI n. 227 - pag. 9   (testo da OCR)